L’albero davanti la vetrata

La vetrata del mio salone dà su un albero. Fino a poco tempo fa era spoglio. Pian piano durante questa quarantena ha iniziato a fiorire. Quest’anno ho avuto modo di osservarlo, mentre gli altri anni lo notavo solo quando ormai era già stracolmo di foglie. Sono quasi 7 anni che vivo qui e non lo avevo mai osservato nei suoi mutamenti.
L’isolamento ci sta abituando a notare cose per cui prima non avevamo tempo. Piccole magie intorno a noi, nella natura che ora ci consola, fiorendo, e ci regala bellezza e speranza. Quando mi volto a guardarlo, questo albero davanti la vetrata mi fa pensare ancora di più ai cambiamenti. Tutti quelli che sono avvenuti nella mia vita, prima e durante il lockdown.
Sapevo che questo sarebbe stato un anno di frattura ma anche di evoluzione. Certo non immaginavo nulla di simile. Pensavo ad una primavera spensierata, di libertà, in cui fare nuove conoscenze e riaprirmi alla possibilità di poter rimettere in gioco i miei sentimenti dopo un lungo limbo. La fine di una storia, di una convivenza, è difficile. Rappresenta una rottura interiore, un bisogno di riconciliarsi con se stessi, di comprendere, di perdonarsi, di intraprendere una nuova strada e voltare – finalmente – le spalle al passato.

Mi sono riconciliata in parte con la mia casa. Ho dovuto affrontare la delusione e sto cercando di mettere da parte il rancore, di espirarlo, fuori di me. L’albero che fiorisce mi ricorda che posso farlo anche io. Che questo momento è solo un passaggio, necessario, a volte duro, in certi momenti creativo. Lo sarebbe stato anche senza quarantena ma ovviamente così colpisce più nel profondo, in bene e in male.
Non permette di distrarsi dai propri pensieri, l’umore va su e giù come stesse facendo un giro sulle montagne russe.

Ieri ho buttato i diari di scuola del liceo. O meglio, ne ho tenuto uno, quello più ricco di cose, e ho “prelevato” alcune pagine degli altri che non ho ancora il coraggio di lasciar andare. Un passo alla volta. Sono molte le cose che sto buttando e insieme ad un po’ di malinconia, mi provoca un senso di liberazione.
Voglio andare avanti. Voglio dimenticare le situazioni che mi hanno ferita. Far sì che si dissipino in ciò che è trascorso per liberarmi, finalmente, da qualunque sentimento negativo mi sia rimasto dentro. Desidero fare tabula rasa e ricominciare con una vita nuova, una me nuova. Per questo comprendo l’assoluta necessità di tutto questo percorso, nonostante a volte mi spaventi e mi faccia sentire persa.
Ho sempre amato i cambiamenti, anche se fanno paura. Ma ovviamente la quarantena segnerà in noi cambiamenti così radicali che non ci saremmo mai aspettati. Cambiamenti sociali, vitali che si sommano a quelli interiori relativi alla fase che ognuno di noi stava attraversando.

Se già le certezze non erano più tali in alcuni settori, ora qualunque castello avevo costruito è crollato. Non ho mai creduto molto nella stabilità. Sono una persona piuttosto volubile, che si annoia facilmente e cerca sempre nuove idee e nuovi stimoli. Le cose a lungo termine non sono fatte per me. Non ho mai desiderato un lavoro a tempo indeterminato, comprare casa, sposarmi o avere figli. Voglio sentirmi libera di cambiare continuamente me stessa e la mia vita. Sono del Sagittario d’altronde. Ma difficilmente mi sono trovata a rimettere in gioco TUTTO. Tutto insieme. Ogni ambito di me stessa e della mia vita, ogni progetto e speranza per il futuro. So che superare tutto questo e ricostruirmi un po’ alla volta mi renderà più forte. Ma è dura avere a che fare con se stessi e con il passato, soprattutto in un isolamento forzato.

Voglio guardare solo al futuro. Continuare ad osservare le foglie dell’albero davanti la vetrata che crescono forti e rigogliose. Voglio diventare quell’albero, alla fine di tutto questo.

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